Il colore rosa, oggi sinonimo di delicatezza, femminilità e dolcezza, ha una storia affascinante e complessa in cui la sua percezione e il suo significato sono cambiati nel tempo. Originariamente, il rosa veniva considerato una variante chiara del rosso, associato non solo al fiore omonimo, ma anche a forza e vitalità. Fino al primo Novecento, nelle culture occidentali, il rosa era un colore spesso destinato ai bambini maschi, proprio perché derivato dal rosso, colore della forza e dell’energia, mentre il blu era attribuito alle femmine per il suo aspetto più tenue.
Poi è arrivato il Settecento, e con lui Madame de Pompadour, che alla corte di Luigi XV trasformò il rosa in un segno di eleganza e raffinatezza.
Nel Novecento questa percezione si rinforza: il rosa diventata il colore della femminilità, attribuito tipicamente alle bambine per la sua delicatezza e la connessione con il mondo dei fiori. In Italia e in molti Paesi occidentali, è nata così la tradizione delle coccarde rosa per la nascita di una bambina, che decora ancora oggi le porte delle case nelle occasioni di lieto evento.
Con l’arrivo di Barbie negli anni ’60, il rosa è diventato il colore dei sogni e dei giochi, mentre negli anni ’70 molte donne lo hanno rifiutato, stanche di essere identificate con un ideale fragile e lezioso. Ma, come spesso accade, il rosa non è scomparso: si è reinventato, ed è tornato a parlare di libertà, autostima e orgoglio.
Oggi il rosa non ha più un genere. È il colore delle emozioni gentili, della calma e della creatività. Un colore che, come scriveva Eva Heller, ispira affetto e fiducia, e che continua a ricordarci quanto la tenerezza possa essere una forma di forza autentica.
Nel mondo di La Buona Stella Kids, il rosa racconta proprio questo: la bellezza di essere se stessi, con dolcezza ma anche con carattere — perché dietro ogni sfumatura c’è una piccola storia da raccontare.
